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Trio Canaia: Quando il folk dialettale incontra la poesia


Il Trio Canaia è un progetto che nasce per intercettare le aspettative di un pubblico a 360 gradi senza perdere il messaggio di fondo caratterizzato da canzoni inedite. Si è optato per un repertorio di cover che parte dal cantautorato nazionale di De Andrè, De Gregori, Guccini, passa dal country di Johnny Cash e al blues americano di John Lee Hooker e arriva al rock inglese e americano dei Rolling Stones, dei Kinks e di Iggy Pop.

Le canzoni proprie, per lo più dialettali, occupano la parte centrale e finale dello spettacolo che dura circa tre ore. I testi dialettali a prima vista sono un'accozzaglia di luoghi comuni e irriverenza, un pastone di cinismo e leggerezza che si concludono sempre con un messaggio in realtà profondo.

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La canzone Tujin, dove per tujin si intende la puzza di chiuso, di stantìo, di vecchio, è in realtà la storia di un mondo apocalittico in cui le maggiori comodità tecnologiche vengono sostituite da questo odore nauseabondo. È la storia di un uomo che non sopporta di aver perso tutto quello che aveva nel mondo pre apocalisse, si lamenta quindi della fatica e del tujin, appunto. Ma la metafora è più ampia, l'uomo fa una disamina di quello che avrebbe potuto fare per non faticare, di quello che ha fatto per essere arrivato a quel punto, la sedentarietà, l'indifferenza, lo stantìo che è anche parte di se stesso. L'uomo che avrebbe avuto la possibilità di crearsi una vita migliore ma l'ha sprecata al bar, e in tutto questo si sofferma al suo particulare, non la vede in maniera più ampia, non apprezza la mancanza di smog e di confusione ma si lamenta della "spussa de tujin". 

Altro esempio della filosofia del Trio Canaia è la canzone: "Colpa dei zingheri", ispirata al tormentone di Maccio Capatonda. Le cose vanno male: "è colpa dei zingheri", è un'accusa al mondo contemporaneo, ma non solo, che ha bisogno di un capro espiatorio perchè è più facile, rispetto a trovare risposte dentro se stessi. Meglio prendersela con minoranze deboli piuttosto che vedere il proprietario della fabbrica dove lavori licenziarti per assumere qualcuno che costa meno, magari in nero, solo per la sua nuova macchina. Il paradosso del mondo moderno in cui la ricchezza è in mano a pochi eletti e l'uomo comune se la prende con la minoranza debole.

Le cover cercano di seguire un filo logico più musicale che letterario, sono sostanzialmente un eccipiente per indorare gli inediti, coi quali si sa è più difficile avere un feedback immediato dal pubblico. Interessante come sia nato il medley che chiude i concerti del trio, letteralmente una fusione tra "Hit the road jack" e "Gedeone in un campo di grano", nata per caso in uno dei primi concerti, quando Marco Fozzu ha captato uno spettatore canticchiare il volgare ritornello della canzone di Gedeone..

Il Trio Canaia lavora anche attorno a pezzi inediti in italiano che propone nelle serate in cui il pubbico è più attento e meno "da bar" .

La canzone pubblicata su YouTube "In fila dietro allo sportello" ha un testo  molto complesso, è un percorso joyciano che parte dal riordino di una cantina, da questo passa a trovare cianfrusaglie, ad aprire cassetti, trovarci sogni addormentati, sogni che si scontrano col lavoro quotidiano, che arrivano ad essere segreti confessati ma a muti gessi che, oberati, non vogliono sentire, cani servi di padroni, chiusi in gabbia, insomma in fila dietro a uno sportello, una vita senza sogni da realizzare, piatti, in attesa di una morte che arriverà per tutti, inesorabile, e nel tempo che la precede, rimorsi e rimpianti per non aver mai nemmeno cercato di fare qualcosa che dia vera soddisfazione. È la storia dell'uomo che non si realizza perchè invece di lottare attende, e come lui tanti, troppi polli ingozzati e ciechi di fronte alle possibilità che il mondo offre.
Per colpa di chi? Vien da dire ancora: "colpa dei zingheri", parafrasando il trio canaia e l'uomo comune.  

https://www.youtube.com/watch?v=D3sJgI3n0QA

I membri del trio hanno un ruolo fisso e perfetto alle loro esigenze, Marco Zuffo (alias Fozzu) voce e chitarra, esprime al meglio se stesso, senza schemi, tecnicamente mediocre ma di grande impatto, improvvisa aneddoti col pubblico cercando di tenerlo incollato allo spettacolo che in effetti raggiunge i suoi picchi proprio con l'interazione con gli spettatori.

L'armonicista e percussionista Carlo Tregambe ha ampio spazio durante tutto il concerto che accompagna con l'armonica, diventa un vero e proprio solista negli stacchi musicali delle canzoni.

Matteo Brutti alla batteria è l'elemento che tiene insieme i pezzi, li fa filare lisci, tiene in riga i due eclettici e, pur senza grandi virtuosismi, rende l'amalgama perfetta, il tocco leggero ma deciso della batteria rende il Trio Canaia un progetto vincente, come hanno dimostrato i feedback del pubblico e la soddisfazione dei gestori dei locali in cui si sono esibiti.

La strada sarà lunga ma la fiducia che i tre elementi hanno nel loro progetto e le molte idee già in corso d'opera rendono il Trio Canaia un qualcosa di unico riuscendo a dare al pubblico quello che il pubblico vuole, ironia, uno spunto per pensare, buona musica e anche qualche  provocazione.  M.Z.





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