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“MI PERDO E M’INNAMORO”: IL NUOVO ALBUM DI RENATO FRANCHI


Promosso dall’etichetta “Latlantide” e distribuito da Egea Music, già dal 14 gennaio è disponibile su tutti gli store e sulle piattaforme streaming il nuovo progetto discografico di “Renato Franchi & His Band

Con l’immancabile InCanto Music Promotion, il cantautore milanese presenta otto nuovi inediti, dove viene elogiata la tradizione e il rock d’autore, con un occhio di riguardo per la canzone popolare, il cui folk ne rappresenta la migliore espressione.

La title track “Mi perdo e ‘M’Innamoro” è un inno all’amore in tutte le angolature: ogni istante, ogni momento, ogni giorno diventa motivo per innamorarsi, per perdersi nella bellezza, dimenticando tutto il resto.
Leggera come un vento d’estate e fresca come la rugiada di un mattino di primavera, “Mi perdo e m’innamoro” schiude  un album di meraviglie che risvegliano i nostri sensi ormai avvizziti da un tempo fermo su stesso, ma è ora di riprendersi e di ricominciare a guardare il mondo attorno a noi con gli occhi dell’amore…

A introdurre la voce di Franchi in “La senti Zaz”, lo splendido violino di Dan Shim Sara Galasso, a ricoprire come un manto di neve con la sua sofficità etera e in alcuni tratti malinconica, un candido paesaggio invernale.
Ma una malinconia mai appesantita dalla rassegnazione: l’amore è sempre lì, proprio come una canzone di Zaz, a spingere con il vento, una vela alla deriva. L’anafora che ripercorre la strofa del brano (“la senti”) e che poi ritroviamo anche nell’inciso, sembra volerci svegliare da un cinismo che sta divorando le nostra quotidianità.
Questo “sentire “ è proprio ciò che ci manca ma, anche ciò che ci rende umani, che ci rende persone che ridono, piangono, soffrono e si rallegrano perché provano emozioni, mentre scorrono nello sfondo suadenti note di un Dylan rinato verso la fine degli anni ’70 e che, come sempre, trova nei frangenti di Franchi, il posto perfetto.

Ballata senza tempo” è una traccia in pieno stile folk scritta a quattro mani da Renato con l’amico e  scrittore Maurizio Telli, con un’ospite davvero particolare: a duettare con Renato è la voce della piccola Carolina Telli, nipote di Maurizio. Una traccia che non riesce a non commuovere e il cui tratteggio armonico, sembra richiamare un’antica filastrocca, di quelle trasmesse per secoli e che, ogni volta, si evolvono con il tempo. E la storia che qui il cantautore Renato  Franchi racconta è quella del nostro tempo, un tempo disperso dall’abitudine e dove i cuori sono “scorticati dalla solitudine”. In questa ballata si aspira ad andare oltre, ad ergersi oltre quell’infinito che non è illusione, ma speranza che ci ispira meraviglia, e sogni che aspettano solo di avverarsi.

In “Una radio suona” i cani abbaiano nella notte, ed è proprio questo il rumore che si ode in apertura nell’incipit del brano. Il riff della  chitarra elettrica di Jose Carboni sembrano rincorrere una notte dove le speranze si riuniscono in attesa di sfidare un tempo che distorce anche le nostre opinioni.

L’assolo finale si aggroviglia con le parole accorate di Renato: “chiodi, coltelli, sabbia, fango e inganni….” e l’incalzante assolo finale ci trascinano in una corsa immersa nell’oscurità, mentre Springsteen canta “Promise land”: anche qui protagonista è la speranza che si affaccia su di un orizzonte incerto. E quando l’abbaiare dei cani diventa un urlo atroce, è ora di dimenticare la ferocia di questo tempo: “Scenderanno gli angeli ….e canteranno i santi…”: la promessa  di un futuro radioso quando il presente sembra voltarci le spalle e noi ci inebriamo  di ricordi.

Ad introdurre “Dacci dentro” la magica fisarmonica del polistrumentista Roberto Nassini. Il flebile canto di una poesia che si posa su una rosa che sembra non avere confini, un brano di incoraggiamento, a spingersi oltre, portando avanti il proprio  sogno o anche un semplice gesto di ribellione, lasciando da parte l’indecisione, che di fronte ai dubbi sembra frenare i nostri impulsi, che non per forza devono essere sbagliati. Il trattenere l’altro in un limbo interminabile, può generare false aspettative e quindi, meglio tenere da parte le delusioni, cercando la chiarezza al primo tentativo!

Assoli stratosferici per “Pensieri a dondolo”, dove l’energia sprigionata dalla portentosa batteria di  Viki Ferrara, ripercorre immagini che sono il riflesso dei nostri desideri. Segreti mai confessati, limiti che vorremmo superare, sogni che vorremo realizzare… La voce di Renato viaggia su binari che sostano sugli angoli più remoti  della nostra anima e dove i soprassalti del cuore la risvegliano, per ricordarle che è tempo di agire…

L’intensità della sesta traccia si lega con la seguente, dove un temporale e il conseguente scroscio della pioggia, pare riversarsi sui pensieri prima di coricarsi, aprendo “Uomini sotto la pioggia”. Le rime cadenzate sono sembrano riflettersi su quel cielo coperto da un pesante grigiore, pronto ad esplodere dopo un fulmine, tuonando a ritmo con il fremito della nostra anima addolorata. Il brano raccoglie le preghiere dimenticate di anime perse di chi ha “una storia senza  finale”, di chi cancella la storia perché ne cancella la memoria, mentre i ricordi si affossano come la speranza e l’innocenza e rimane solo l’amarezza di chi cerca una  dignità sfuggente.  “A volte mi sorprendo di essere un uomo” per una canzone che vuole dire basta alla sopraffazione e a qualsiasi discriminazione.

Il corredo di immagini rilasciate dalla parole di Renato, tracciano esse stesse la trama della storia che  si racconta con una coerenza tale tra metafora e senso estetico, da rendere questa canzone un capolavoro.

E come sempre, non si può non congedarsi se non con un brano che è confidenzialità allo stato puro e un  omaggio alla canzone d’autore italiana. La traccia che chiude l’album, intitolata “Stringimi forte”  è un brano di Giorgio Conte interpretato  da Renato Franchi & His Band, in modo magistrale. La poesia riflessa nel pianoforte di Gianni Colombo è il preludio per una stasi emozionale, dove il tempo sembra fermarsi; un canto quasi di nostalgia che abbraccia le emozioni più sincere, le quali contrastano con tutte la paure e la rabbia prima confessata. Ma qui, qui non c’è più nessuna incertezza e nessuna paura, solo la bellezza di perdersi e di innamorarsi …


Sonia Bellin






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