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Intervista a Mighé per il suo nuovo album


Chi è Mighè?

Salve a tutti, sono Michele Spagnuolo detto “Mighé”, ho 29 anni e vengo da un paesino di 900 persone che porta il nome di San Nazzaro, collina dispersa nel Sannio!

Da dove viene fuori il tuo nome d’arte?

Il mio nome d’arte mi è stato dato dalla gente che mi conosce: “Mighé stasera birra?!”, “Mighé ci sei oggi per una suonata?!”, e così via. Quindi ho pensato che chiamarsi Mighé fosse molto identificativo come nome d’arte, scelta migliore non c’era per iniziare la mia “carriera”!

Quando hai deciso di dedicarti alla musica?

Tutto è iniziato come quando si è piccoli e si fanno le squadre a calcetto, in genere chi farà il portiere è quello che verrà scelto per ultimo, e così è stato anche per quando ho imbracciato il basso per la prima volta, era l’unico strumento rimasto per comporre la prima band in cui ho suonato, avevo 13 anni, e da lì è stato subito amore sia per lo strumento che suonavo sia per quello che sentivo quando suonavo.

Quali sono le tue influenze?

Non ho influenze particolari a cui ispirarmi, ho ascoltato e ascolto di tutto ancora oggi. Ogni periodo della mia vita ha avuto un suo genere musicale, dal Punk allo Stoner, dall’Elettronica all’Indie, dal Grunge al Fresh Grunge. Oggi come oggi c’è un’accozzaglia di musica dentro di me (intendo anche nel cervello!). Non aspiro a diventare come nessuno dei miei idoli, vorrei poterci suonare insieme, ma per ora sono solo sogni!

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Parlaci ora della tua musica: quali tematiche tratti nei tuoi brani e qual è il genere con cui lo fai?

Le tematiche che tratto sono molto banali e semplici, cose che rispecchiano l’ascoltatore medio e il periodo musicale in cui ci ritroviamo oggi. Dico “banale” non per sminuire, anzi, credo che la banalità di un pezzo possa far arrivare prima un messaggio all’ascoltatore. Oggi gira musica del genere, con testi non troppo ricercarti, frasi fini a sé stesse e non troppo complicate: stile “citazionista”, in cui si spiega qualunque cosa con quelle quattro parole giuste (spero di aver reso l’idea!). Infatti, le tracce di Cactus raccontano di una solita storia di un tipo che non riesce a farsi prendere in considerazione da una tipa … ( banale ) … però la tipa potrebbe essere “la vita”, ”la musica”, ”il portafogli”. Possiamo dedicarla a chiunque e automaticamente cambia il modo di recepirla! Non per forza quando si parla di una LEI/LUI dobbiamo far riferimento a una persona. Bisogna essere fantasiosi anche nel recepire, per farsi una risata o un pianto. Io comunque sono rimasto banale e la tizia di cui parlo è umana. Poi se avete voglia di cambiare personaggi potete farlo tranquillamente!

Non ho un genere preciso su cui contare, su quello che faccio, su quello che mi propongono, su quello che capita. Io canto, poi si vede che succede. YO!

Quali sono le fasi che portano alla pubblicazione di un tuo brano?

Mi occupo un po’ di tutto, mi passano idee nella testa una continuazione e le butto giù! Ovviamente non sono un tipo che riesce a viaggiare solo, ho bisogno di pareri musicali prima di decidere se qualcosa può andare bene o meno. So molto bene con chi parlare, ad esempio c’è Base118 che mi aiuta spesso nelle produzioni musicali o addirittura mi passa pezzi già finiti, dove io devo solo scrivere testo e melodia vocale, Alessio Gaudiello che si occupa di tutto quello che riguarda la mia immagine, quindi foto, video, ecc., ed infine c’è Moskappa (Morecca Production) che mi aiuta in tutto, da come pronunciare una F vicino al microfono a come aggiungere suoni di riempimento nei miei pezzi, diciamo il “tutto-fare” di casa. Siamo una bella famiglia, perché abbiamo tutti un ruolo essenziale, senza che uno scavalchi l’altro… Good vibes, ci vogliamo bene!

La tua produzione, fino ad ora, cosa conta?

Per ora, da solo, ho prodotto solo questo EP, Cactus. In passato con i Grimble Gromble Wanna Make Whoopee (io suonavo basso e synth) abbiamo prodotto un album dal nome 1up, ossia quando Super Mario acquisisce una vita. Quello era un progetto folle!

Come nasce il progetto “Cactus”?

Mighé entra in uno pseudo studio di tattoo, sguardo sul comodino pieno zeppo di cactus, esclama: “Mi tatui un bel cactus vicino al mio cactus?!”… e per 20 euro oggi Mighé se ne va girando con un carinissimo cactus vicino al suo c****s!

Il Cactus è solo nel deserto, si fa il suo bel carico d’acqua e se ne sta lì, fuori punge e dentro assorbe: è autonomo e efficace per se stesso. Mi piace anche perché il cactus sta bene ovunque!

Traccia 1. Il Tizio prova e riprova a fare il “provolone” con la Tizia, ma lei non lo prende sul serio e lo risponde spesso con un “muahahuauhhauhau” (risata).

Traccia 2. È estate e fa molto caldo. La connessione non prende, la tipa è partita per Lloret de mar e il tipo al caldo e senza Wi-Fi si lascia trasportare con il pensiero fino a Lloret de mar, dove cosa accadrà lo scopriremo nella Traccia 3, in cui il tipo immagina di incontrare la tipa su una spiaggia di Lloret!

Traccia 4. Sempre nei suoi pensieri, il nostro protagonista si ritrova a fare capriole (immaginarie) tra le lenzuola con la tipa che tanto desidera… ma sono solo film!

Traccia 5. Alla fine il tipo rinuncia e se la da a gambe levate, capisce che è più bello restare a guardare il sole (come un cactus…) piuttosto che vivere nella speranza di qualcosa che non accadrà mai… ne vogliamo parlare?!

Cosa bisogna aspettarsi da Mighé per il futuro?

Beh…. io di sicuro non posso rispondervi! Cambio umore infinite volte al giorno e sinceramente non so nemmeno io cosa posso aspettarmi da me stesso. Sicuramente il mio intento musicale è quello di trasmettere energie positive a chi mi ascolta, anche quando si è tristi. Voglio essere gli occhiali da sole di chi vuole nascondere gli occhi gonfi per il pianto! (Auhauhahuahuahuhua)

Qual è il tuo rapporto con la Morecca Production?

Stiamo progettando il nostro matrimonio, ma per ora siamo ancora alla lista degli invitati…. stiamo cercando di creare qualcosa di veramente grosso insieme. Sicuramente inviteremo anche voi!





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