Recensione di Audiofollia.it - Scars 2014

TRAUMA FORWARD “Scars” (autoprodotto)
Ultimamente la nostra città sta vivendo un momento di cambiamento nella sua scena musicale: ci sono, difatti, dei gruppi che seppur lontani dalle luci dei riflettor cercano di dire la loro, forgiando una personale visione di generi musicali non convenzionali. E’ questo il caso dei Trauma Forward, duo formato da Jacopo Bucciantini e Davide Lucioli: la musica del loro “Scars” la potremmo definire una versione assolutamente originale del progressive sperimentale e sinfonico (e anche di certe influenze heavy), che non è riconducibile ad altri gruppi simili, proprio per le sue peculiari caratteristiche.
“Into the labrinth” apre il disco con scenari molto vicini al dark sound, ma rielaborati attraverso una lente ancora più scura, decisamente gotica, con le tastiere spettrali in evidenza; anche il cantato, quando appare, è scurissimo….eppure il tutto è molto originale e non somiglia a niente di già sentito prima: e questo gioca subito a favore dei Trauma Forward, che sono abilissimi a creare atmosfere uniche ed inedite, rielaborando un sacco di influenze diverse. “Red shadow” continua su sentieri scuri, vicini sia a certo progressive che a certo “alternative “ di classe (vengono in mente i Tool come “attitudine”): molto bello il solo chitarristico, arioso e carico di melodica malinconia; ”Sundown living puppet” si riversa su sentieri di spleen tastieristico con un po’ di tenue sperimentazione e sarebbe perfetta per una colonna sonora, con la sua inquietudine solcata di melodia. L’amore per il prog settantiano risulta evidente anche su “Cloud in a bottle” (ovviamente rielaborato con inedita verve stilistica), con in evidenza sempre il pianoforte e dei synth suggestivi sullo sfondo; ”Sometimes I feel” potrebbe essere un singolo dall’enorme potenziale, data la sua modernità essenziale (voce filtrata in lontananza e un po’ di elettronica mai sopra le righe: la melodia è sempre di fondamentale importanza per i Trauma, anche se usata in maniera assolutamente innovativa) e la sua attitudine chiaroscura. “Waiting’s four seasons” è un brano più pacato, dalle influenze ambient e classicheggianti: non si rinuncia ad una certa malinconia di fondo, ma viene trattata in maniera diversa; è un brano elegante, in cui torna anche la chitarra in evidenza a disegnare delle delicate tinte color pastello (insieme alle spirali tastieristiche che donano un tocco “orchestrale”). La title-track è un brano onirico e più nervoso, dal cantato schizoide: i Trauma Forward stupiscono ancora una volta, mescolando varie influenze (metal estremo,dark,psichedelia) e creando un tappeto assolutamente “nuovo”, che rifugge le definizioni (è questo l’asso nella manica del duo, oltre ad una notevole ed inesauribile ispirazione compositiva); su ”Foggy hills” torna protagonista l’elettronica, anche se i synth non sono mai freddi, anzi, sono dediti a scenari sonori di grande fascinazione poetica...(e fanno capolino perfino dei riff “pesanti” a metà brano,che comunque non sovrastano mai la tensione agrodolce del brano). Ma “Scars “ è un caleidoscopio di suoni diversi e inaspettati...e per l’appunto ecco arrivare “Sense of consciousness”, un brano altamente suggestivo, dalle influenze spagnoleggianti, in cui è la chitarra classica la protagonista assoluta; un po’ di sperimentazione torna su “Behind the line” con la voce “trattata” in stile cartone animato, ma subito dopo il brano si trasforma in una cavalcata prog strumentale, con la chitarra in stile metal che duetta con un pianoforte ombroso e riflessivo. “A rusty piece of mind” mescola riff darkeggianti a ritmi ispanici (e si ricollega parzialmente alle notevoli suggestioni armoniche di “sense of consciousness”) con estrema raffinatezza; e non manca nemmeno un attimo “centrale” a sfondo electro, che spezza curiosamente il brano, prima che si ritorni sulle melodie della prima parte. “Woman with parasol” chiude il disco ed è pura introspezione sonora, in cui regna sovrano il pianoforte: un brano minimale, eppure ricco di particolari. Trauma Forward: un nome da tenere d’occhio ed un gruppo che è una spanna sopra a mille altri progetti in ambito aretino e non solo; l’originalità è dalla loro parte, ed anche una certa maturità; difatti raramente capita di sentire dei gruppi con così tante idee, che sono già sicuri del proprio percorso artistico. Il bello di questa band è anche il fatto di rifuggire cose già sentite, stili collaudati da altri gruppi e facilonerie varie, evitando quindi l’effetto “clone” che purtroppo tedia molte altre band di recente formazione; anche le influenze metal, che fanno parte del background della band, sono rivisitate in maniera assolutamente imprevedibile e “non allineata”. Che altro dire? Un esempio che molti altri gruppi “giovani”dovrebbero tenere in considerazione; l’ottima tecnica e la scorrevolezza dei pezzi fa il resto, rendendo “Scars” un piccolo gioiello di grande valore artistico. Bravi davvero.
a cura di Francesco Lenzi
blog comments powered by Disqus