Demo 2014
Sono toscani, hanno il metal nel sangue e hanno pubblicato nel Gennaio 2014 il loro primo bigliettino da visita discografico: la DEMO 2014. Stiamo parlando degli AMOK.
La lineup è quella classica: Debora Barnini (voce), Domenico Martino (chitarre), David Guercini (basso) e Rudi Andriaccio (batteria) ma la resa è davvero sorprendente; emergono prepotentemente una tecnica sopraffina e una spiccata capacità espressiva.
Si percepiscono chiare le loro influenze musicali che includono l'alternative metal, il crossover, il gothic metal, il nu metal: questa bella varietà stilistica permette loro di spaziare e di confezionare canzoni dal gusto originale che si lasciano amare dall'inizio alla fine.
"The new game", ad esempio, è un'avvincente cavalcata di oltre sette minuti caratterizzata da diversi elementi che la rendono uno dei brani più riusciti della demo: riff ossessivi e molto efficaci, una buona musicalità del testo (in inglese), la voce di Debora è profonda e molto comunicativa perché riesce ad esprimere potenza e precisione. "Obedience" parte con una violenza trascinante che ben rispecchia l'irruenza del testo (anche qui in inglese), la voce si fa aspra, graffiante, stridula e rappresenta alla perfezione l'atmosfera rarefatta del brano che gode di alcuni stop&go che aiutano molto nel dare respiro al pezzo.
"Nausea" ha il cantato in italiano: cambiamenti, falsità, riluttanza sono i temi portanti del testo. La struttura lirica è sostenuta da una linea melodica di tutto rispetto: chitarre che disegnano vortici sonici martellanti, la sezione ritmica è ineccepibile ed è accattivante anche la linea vocale. "I'm bored" segue il filo conduttore della demo con il suo impianto metal e la sua anima melodica che fa sì che si riesca a seguire la direzione della canzone.
Nonostante la demo si componga di soli quattro brani c'è materiale a sufficienza per poter dire che gli AMOK hanno talento da vendere, precisione, tecnica, idee chiare, freschezza compositiva e buon gusto. Nel riassumere i punti di forza io direi che il cantato in inglese è da preferirsi a quello in italiano perché arriva in modo più potente e deflagrante; sul piano squisitamente sonoro non ci sono sbavature o incertezze.
In attesa di un album corposo, questa demo è da considerarsi un bigliettino da visita più che buono.
antonio giovanditti
La lineup è quella classica: Debora Barnini (voce), Domenico Martino (chitarre), David Guercini (basso) e Rudi Andriaccio (batteria) ma la resa è davvero sorprendente; emergono prepotentemente una tecnica sopraffina e una spiccata capacità espressiva.
Si percepiscono chiare le loro influenze musicali che includono l'alternative metal, il crossover, il gothic metal, il nu metal: questa bella varietà stilistica permette loro di spaziare e di confezionare canzoni dal gusto originale che si lasciano amare dall'inizio alla fine.
"The new game", ad esempio, è un'avvincente cavalcata di oltre sette minuti caratterizzata da diversi elementi che la rendono uno dei brani più riusciti della demo: riff ossessivi e molto efficaci, una buona musicalità del testo (in inglese), la voce di Debora è profonda e molto comunicativa perché riesce ad esprimere potenza e precisione. "Obedience" parte con una violenza trascinante che ben rispecchia l'irruenza del testo (anche qui in inglese), la voce si fa aspra, graffiante, stridula e rappresenta alla perfezione l'atmosfera rarefatta del brano che gode di alcuni stop&go che aiutano molto nel dare respiro al pezzo.
"Nausea" ha il cantato in italiano: cambiamenti, falsità, riluttanza sono i temi portanti del testo. La struttura lirica è sostenuta da una linea melodica di tutto rispetto: chitarre che disegnano vortici sonici martellanti, la sezione ritmica è ineccepibile ed è accattivante anche la linea vocale. "I'm bored" segue il filo conduttore della demo con il suo impianto metal e la sua anima melodica che fa sì che si riesca a seguire la direzione della canzone.
Nonostante la demo si componga di soli quattro brani c'è materiale a sufficienza per poter dire che gli AMOK hanno talento da vendere, precisione, tecnica, idee chiare, freschezza compositiva e buon gusto. Nel riassumere i punti di forza io direi che il cantato in inglese è da preferirsi a quello in italiano perché arriva in modo più potente e deflagrante; sul piano squisitamente sonoro non ci sono sbavature o incertezze.
In attesa di un album corposo, questa demo è da considerarsi un bigliettino da visita più che buono.
antonio giovanditti
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