DevInterface SRL - Web Agency Verona
DevInterface SRL - Web Agency Verona
Home > Album > Nicolò Annibale > Ce voglio credere
Ce voglio credere

Descrizione

L'album esce il 18 giugno e viene presentato prima allo Spazio Nea di Piazza Bellini e successivamente al Nabilah " dopo il lancio del singolo “Senza”, che ha anticipato il disco e ha raggiunto in pochi giorni lo straordinario risultato di 5mila visualizzazioni su YouTube.

“ “Ce voglio credere”  nasce dall’esigenza di un giovane cantautore di comunicare i proprio disagi e le proprie emozioni e dalla voglia di far sentire quanto con una “capa tosta” si possano cambiare tante cose. L'album di apre con il brano che fa da titolo " ce voglio credere" , chiaro quanto incisivo rappresenta ciò che nell'insieme si evince, la volontà d'animo e la forza giovane di chi ancora crede nei sogni, segue le passioni e realizza che al mondo non esiste cosa più bella che conoscere e conoscersi.L'indagine è avvenuta da dentro, infatti ce voglio credere intende mettere ogni persona difronte alle proprie difficoltà suggerendo e diffondendo speranza e fiducia ma è chiaro che in questo percorso di vita, a tutte le età si rischia di crearsi aspettative e restare bloccati dalle illusioni. "Mille lire" è il brano che crea una finestra sul mondo e si affaccia sulle grandi città e sul sogno comune di volerle visitare ma come è chiaro a tutti : le idee non mancano, se non fosse che "cca nun ce stann e sord", ebbene sono questi maledetti soldi a creare delle distanze e a volte anche delle false speranze. Bisogna tenere bene i piedi saldi a terra che volendo anche in bilico si vola.Cosa vuol dire?Che nelle situazioni che creano maggior disagio trovare poi l'equilibrio ti suggerisce tante cose e ti lascia dentro emozioni che vorresti all'occorrenza tirare fuori e per questo nasce: " piglia stu blues" per tenerlo dentro. Non serve spendere parole sul blues, ne hanno scritte e dette tante, mai troppe, serve comprenderne il senso e viaggiare dentro di noi accompagnati dalle note che muovono a loro volta le corde, le vene più vicine al nostro cuore. Anche nei periodi dove l'amore è ancora il quesito più grande che mantiene vivo il raziocinio esistono le esperienze e quelle sono scritte nell'incontro con le persone. Si inizia col fidarsi per poi soffrirne, prendendo da una donna quello che ci manca e poi arrivare al punto di doverla mandare via dicendole: "Mo te ne a e jí" così titolato un altro brano che racconta di come a volte lasciare che le persone vadano via pare la soluzione al problema poiché spesso capita che se occhio non vede il cuore non duole. Non sono solo luoghi comuni quelli che ti fanno crescere perché intanto si attivano dei meccanismi che non ti fanno perdere fiducia nelle persone, anzi ti fanno provare sentimenti ancora più forti colmi di quella sostanza vitale che alimenta i nostri "vulesse" altra traccia che allegramente descrive l'entusiasmo della felicità o della speranza di realizzare un sogno, anche quello piccolo o se vogliamo un miracolo, quello di far felice un'altra persona donandogli tutto quello che desidera. I rapporti crescono con noi e legandoci all'altro sentiamo un forte bisogno di esprimerci in qualsiasi modo per farci capire. "E parole" è scritta con la consapevolezza di non essere in ogni caso compresa, capita che le parole arrivino da sole e che a volte non dicano niente altre volte si articolano fino a suscitare nell'altro emozioni che scatenano a loro volta reazioni incontrollabili, lasciandoci basiti o spaventati, felici o tremendamente provati. Le parole a volte non servono quando a farci parlare sono gli occhi che usano il linguaggio del sentimento. Scritto e dichiarato, così si crede di riconoscere "l'ammore" quando ci si vede catapultati in una dimensione onirica dove tutto ci avvicina alla nostra stessa natura come "nu sciore cerca ‘o sole" per trovare un pó di pace a volte può bastarci l'amore. Si può scrivere d'amore pensato, cercato e ancora... "Senza" amore invece e senza peli sulla lingua ci scagliamo contro chi ci ha fatto inutilmente illudere, qui nasce il brano che si oppone paradossalmente all'illusione dell'amore creduto. Allora ubriachi di promesse ci troviamo poi a vomitare rabbia e risentimento. Tutto questo a mente fredda diventerebbe lo sfogo di chi accetta gli errori commessi e definisce il dolore superato come un'altra esperienza e invece troppo spesso la rabbia ci induce, in maniera ridicola, a pensare e ripensare e ripensare...si può anche pensare ancora fino a giungere alla conclusione che sarebbe meglio prendersi un pò in giro. Nel brano "senza" il prezzo della disillusione va pagato trasformando la rabbia in ironia, perché il dolore si metabolizza solo non prendendosi troppo sul serio. Ci si sente spesso insoddisfatti e senza nessun tipo di stimolo per cercare di provare nuove emozioni che ci aiutino a conoscerci di più. Le muse servivano ai poeti che in cerca di ispirazione si rivolgevano a loro con devozione. Dando fiducia solo ad un qualcosa di permanente ci si lega alla terra sentendosi parte del tutto ed avvicinando le cose che ci sembrano più lontane da noi. La poesia " quanno parlo cu te" di Eduardo de Filippo si rivolge alla più grande musa di tutti i tempi "a luna". Non per forza bisogna trascinare la fantasia davanti ai nostri occhi se ci si affaccia al balcone e la luna "ce par luntana" ma è così vicina che la si può guardare ad occhio nudo e allora nasce il sogno, quello di poter raggiungere la vetta del cielo ed osservare la vita che scorre sotto i nostri occhi. Un sogno per chi crede ed un rifugio per chi sogna. Ma quanto è difficile e quanto costa sognare? Difficile per chi nella vita intendere realizzare se stesso non solo nella società ma s'intende per chi vuole conoscersi e sentirsi sempre vivo grazie alla conoscenza, alla tenacia e all'esperienza. "Ognuno ha il mondo che si merita" citando Baricco che ha scritto queste parole nel libro "castelli di rabbia" titolo ed omonimo dell’ brano del CD. Usare la stessa espressione non perché si è carenti di fantasie ma proprio perché ci si ferma in quella dimensione. Davanti a noi costruiamo fortezze pronte a dissolversi quando soffriamo per noi stessi. L'insano e lecito desiderio di comprensione ci spinge a credere possibile che qualcuno possa "capire" ma capita che invece questo ci esponga troppo fino a farci temere l'abbandono e la tanto amata solitudine che per quanto utile è il sentimento che più ci logora l'anima. L'anima sola impazzisce e si avvicina alle altre anime senza corpo ne voce, sogna di potersi avvicinare senza dover rinunciare alla sua natura. Sognare diventa difficile perché le strade sono tante quindi l'indecisione ci accompagna in tutte le scelte che si fanno, sognare costa perché per rincorrere quei pensieri colmi di passioni bisogna pagare il prezzo del sacrificio e della rinuncia. La realizzazione di un sogno è impagabile e per questo e per molto altro ancora "ce voglio credere" è un invito ad avere delle ambizioni nella vita, lottare per i propri sogni, le passioni o per qualsiasi altra cosa che possa spingerci a pensare che valga la pena CREDERCI.]



LINK SOTIFY : https://open.spotify.com/album/0ZLqKk5YdffEBrGQMSv4eg